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Come si fa a raccontare un libro di poesie ma soprattutto come si riesce a trasmettere sensazioni che nascono dalla personale lettura e che dipendono in larga parte dalla sensibilità poetica che non viene impiantata per grazia divina, ma si forma giorno dopo giorno? La domanda è retorica ma la risposta non è scontata. La lettura di una poesia non è assimilabile a quella di un romanzo, il poeta non scrive per offrire un passatempo piacevole al lettore ma scrive prima di tutto per se stesso. Difficilmente un editore commissiona un libro di poesie, le poesie si pubblicano dopo che sono state scritte per ispirazione non per commissione.
Leggere le poesie della Merini significa condividere la speranza di dare un significato e un senso alle cose, la Merini è l'io narrante e non esprime il punto di vista del lettore ma il suo. L'Ipotenusa dell'amore è un libro che contiene una raccolta di poesie e due brevi racconti, il libro pubblicato nel 1992 e non si discosta dalla struttura che ho delineato nelle righe precedenti. Il carattere frammentario di ciascuna lirica è solo apparente, ricorre in molte liriche l'aggettivo possessivo mio/mia quasi a voler continuamente rammentare a se stessa e agli altri il senso di proprietà verso qualcosa o qualcuno. Il mio uomo, la mia parola, il mio seno, il mio tormento ecc parole che ricorrono spesso in tutta la sua produzione poetica, la Merini non ama usare il si impersonale-passivante a cui era solito ricorrere, ad esempio, Eugenio Montale.
Vale la pena leggere una delle più belle poesie d'amore della Merini, tra le più intense della nostra poesia contemporanea:
CANZONE D'AMORE
"Era l'amore mio
simile a una lotta di cavalli,
era così fervente nel dolore
da parere persino indemoniato.
Era l'amore mio
qualche cosa che dista dalla fede
anni di luce e di abbandono,
era un amore che tanto ho sospirato.
Era l'amore mio
un cammino francescano e bugiardo
perchè la scrittura
era irta di sguardi.
Era l'amore mio
la foresta della mia pena d'amore,
era la greppia delle mie paure,
era il sole d'agosto ed era inverno,
era l'amore mio quasi l'inferno"
COMMENTO
La poetessa usa il verbo all'imperfetto, era ricorre
nove volte, l'unica rima presente è nella parte finale
della poesia, "inverno/inferno". L'amore viene
presentato come una lotta di cavalli ad indicare un
amore appassionato e tormentato.
Predomina il senso di malinconia, la malinconia del ricordo
della persona amata. E' però la sua condizione interiore
che la spinge a ricordare il passato ma l'autrice vuole
anche evidenziare che l'amore a lungo sospirato non è
durato a lungo.
Il componimento poetico provoca un senso tenerezza, misto
a tristezza e sofferenza.
Immensa!!