Pier Paolo Pasolini (Bologna 1922 - Roma 1975), poeta, scrittore, regista, critico, politologo antelitteram, critico letterario, amante dello sport e in particolare del calcio..... ha vissuto senza padrone, ricercando sempre continuamente la sperimentazione in ogni campo da quello ideologico a quello linguistico.
Basterebbero queste poche righe per presentare Pier Paolo Pasolini che a distanza di 36 anni dalla sua morte non potrà mai venire saccheggiato per quanto riguarda le sue formidabili intuizioni (nonostante i numerosi tentativi) semplicemente perchè certi pensieri li ha espressi per primo. Ancora oggi leggendo le sue lucide analisi ( vedi Scritti corsari - P. Paolo Pasolini ) si rimane stupiti di quale lungimiranza quasi profetica avesse Pasolini, da allora poco è cambiato, l'Italia molto bigotta e arretrata descritta in pagine che pesano come piombo è madre di quella che noi oggi viviamo e non possiamo non constatare il peggioramento che ha investito ogni campo, compreso quello della cultura.
Pasolini non era incline al pessimismo, ma era un'ottimista realista che con la parola ha dato un contributo determinante per la comprensione di fenomeni troppo spesso liquidati semplicemente come cronaca giudiziaria o resoconto storico, il suo "Io so.." rimane come un monito e purtroppo tutti quei misteri che ricordava nel famoso articolo rimangono ancora insoluti, ma adesso anche "noi sappiamo..." anche se non abbiamo le prove, grazie a Pasolini.
LA MEGLIO GIOVENTU' DI ALLORA E QUELLA DI OGGI.....CHISSA' COSA AVREBBE DETTO PASOLINI
La meglio gioventù ci rivela non un altro Pasolini ma il suo volto vero e autentico: quello del poeta che persegue in altro modo (attraverso la poesia) la sua scarnificazione della realtà e la sua attenzione verso le classi subalterne in particolare la gioventù e la bellezza diventano delle dimensioni temporali ed esistenziali che costituiscono l'unica vera dote di chi non ha altro da scambiare.
E se la meglio gioventù fu falcidiata nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, quell'evento terribile si è ripetuto infinite volte non solo nelle guerre, ma in tutte le situazioni in cui la gioventù e la bellezza vengono usate dal potente come merce di scambio, chissà cosa avrebbe detto Pasolini sulla carne giovane e bella utilizzata come unico metro di giudizio per fare carriera nel mondo dello spettacolo e della politica.
Chissà cosa avrebbe detto Pasolini su quelle pletore di giovani che bruciano la loro meglio gioventù sull'altare dell'effimero e delle notti dei festini a casa dei miliardari, chissà cosa avrebbe detto su quest'orda di mercenari assetati che assomigliano a ragazzini viziati.....appunto la meglio gioventù.
E la " meglio gioventù va soto tera" canta come un lirico antico Pasolini, una poesia che ci rivela ancora una volta quel mondo massificato e votato al consumo in opposizione con l'autentica tradizione della cultura italiana, quella contadina, tradita dai suoi stessi figli attratti dal lucicchio delle grandi città e ammaliati da un progresso che sempre brucia la gioventù e la bellezza e verso queste sirene Pasolini mostra tutto il suo timore che si trasforma in orrore.
E se ripensiamo allo sconcertante modus operandi dei nostri giorni i mix pericolosissimi di queste attrattive che si servono di "Amici" e "Grandi Fratelli" comprendiamo l'orrore di Pasolini che aveva ben compreso il giro economico redditizio e vorticoso che gira intorno alla meglio gioventù, non ci sono più guerre in cui la "gioventù va sotto tera", ma ci sono altri insidiosi e più pericolosi suonatori di cetra capaci di bruciare le energie più fresche attraverso l'attrattiva del facile guadagno.
Esistono due edizioni de "La meglio gioventù", la prima redatta nel 1954 e che raccoglie le poesie scritte nel 1941 a Casarsa in Friuli e la seconda scritta tra il 1973 e il 1974 che oltre a un corpus di nuove liriche è più aderente allo spirito dei tempi, ma in entrambe le edizioni emerge la diversità di Pasolini, una diversità antropologica che non è quellla scontata della omosessualità, ma del suo non essere stato mai un intellettuale organico, quando Pasolini diceva di "di non saperne di croci" intendeva una cosa molto precisa, la sua rivendicazione totale di intellettuale libero, di battitore senza padroni, ma comunque impregnato di spirito religioso, quel suo "Signore, siamo soli.." è un grido di aiuto e un atto di protesta, è un accorato rivolgersi a Dio quando constata la solitudine dell'uomo, quando scriveva queste belle poesie Pasolini aveva solo diciannove anni e se di diversità bisogna parlare questa (a parere mio) andrebbe esclusivamente intesa nell'abissale distanza che separa una buona parte della gioventù odierna dalla sua precoce sensibilità.
Stessa religiosità la avvertiamo in uno dei versi più belli presenti nella raccolta «Verrà il vero Cristo, operaio, a insegnarti ad avere veri sogni", è forse questo l'aspetto meno noto di Pasolini che fu forse visionario, ma anche profetico e impregnato di una religiosità autentica quella che ritroviamo nella gente contadina della sua terra.
La seconda edizione de "La meglio gioventù" venne pubblicata nel 1975, nello stesso anno morì tragicamente, la sua morte a distanza di oltre 36 anni è avvolta ancora nel mistero, anche in questo fu profeta.