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6 gennaio 2012 5 06 /01 /gennaio /2012 19:14

Chi è cresciuto a minestrina e dado teme poco questa crisi che non è peggiore di quella degli anni '70 e che gli italiani di quel periodo  ricordano molto bene  perché furono costretti a rinunciare alla vettura (domenica senza auto), era il periodo dell'austerity e gli italiani, per la prima volta dal dopoguerra, sperimentavano delle ristrettezze imposte dall'alto.

Le differenze tra quella crisi settantiana (energetica) e quella che sta attanagliando tutta l'economia dei paesi industrializzati (finanziaria) sono evidenti, ma i risvolti sulla "qualità della vita" dei cittadini italiani sono le medesime. Dal 1970  però si sono moltiplicate le esigenze e i bisogni indotti a partire dalla spesa del cellulare, della televisione satellitare e del numero di automobili per famiglia, spese che possono incidere pesantemente sui bilanci familiari e che dovranno essere necessariamente riviste se non eliminate.

Prendiamo ad esempio l'offerta di Sky, fino all'avvento del digitale terrestre molti canali erano visibili solo abbonandosi, ora la stessa Sky trasmette in chiaro diversi programmi che fino a poco tempo fa potevano vedere solo gli abbonati. L'abbonamento al pacchetto minimo di Sky costa oltre 240,00 euro l'anno, una spesa decisamente alta considerando che con un qualsiasi digitale satellitare si possono ricevere gratuitamente molti canali. Perchè pagare allora?

Per quanto riguarda i cellulari bisogna dire che la tendenza ad acquistare smartphone costosi è un'abitudine che solo in Italia trova queste dimensioni, in nessun altro paese del mondo le aziende produttrici fanno affari come in Italia, affari che di fatto non portano nessun beneficio perché la produzione avviene in altri paesi. E' bene ricordarselo, soprattutto recuperando la funzione del portatile che è quella di chiamare e ricevere telefonate in mobilità, il resto è superfluo.

La crisi c'è ma a sentirla di più sono quelli che non conoscono la minestrina con il dado....meditate gente, meditate!!! 

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Published by Passieno - in Società
5 gennaio 2012 4 05 /01 /gennaio /2012 05:59

 

La crisi che sta attanagliando tutto il mondo occidentale (la specifica è d'obbligo in quanto nei paesi del cosiddetto "Terzo mondo" la crisi è endemica) sta letteralmente gettando nel panico anche coloro i quali sono ipertutelati. Verrebbe da dire che questa crisi non è la prima come non è la prima volta che i cittadini se la prendano con lo Stato. Affermare che l'insofferenza nei confronti dello Stato è un fenomeno nuovo significa non conoscere la storia, tutti i fenomeni di ribellione e le rivoluzioni sono stati scatenati da crisi economiche. La pericolosità di tale fenomeno è solo però per chi ha qualcosa da perdere, mentre a chi ha già perso tutto, l'unica cosa che rimane è la disperazione e la rabbia. 

In Italia  per un lungo periodo di tempo si sono aperte nuove possibilità soprattutto nel lavoro non solo dipendente ma anche autonomo. Il proliferare, soprattutto negli anni Settanta, di piccole imprese nasceva dalla voglia di mettersi in proprio e di "diventare ricchi", molti piccoli imprenditori ce l'hanno fatta e le loro imprese si sono affermate nel mercato internazionale diventando delle aziende di grandi dimensioni, altre, invece, sono rimaste piccole e lo stesso imprenditore che le conduce continua a fare una vita  non molto differente di quella dei suoi dipendenti.

Viene ripetuto da più parti che ilmondo delle piccole e medie imprese costituisce l'ossatura del sistema imprenditoriale italiano, ma paradossalmente tutte le forze politiche che si sono succedute negli ultimi vent'anni, hanno depresso quella che dovrebbe essere considerata una risorsa essenziale che produce ricchezza. 

Purtroppo oggi molte piccole imprese sono messe in ginocchio da una pubblica amministrazione che tutto fagocita e che per prima non rispetta le leggi, basti pensare ai ritardi nei pagamenti che in Calabria superano di gran lunga i 900 giorni.

Tuttavia non possiamo essere d'accordo con chi sostiene che i controlli nelle aziende sarebbero vessatori, al contrario se gli ispettori del lavoro controllassero i luoghi di lavoro non solo ci sarebbe meno evasione contributiva e meno lavoro nero, ma sarebbero premiati quegli imprenditori onesti che rispettano le regole. La pubblica amministrazione è fatta da persone e spesso nelle piccole province dove tutti si conoscono i controlli non vengono effettuati perché ognuno ha il suo tornaconto. 

Le imprese creano occupazione e reddito e devono essere tutelate, ma la vera tutela sta nel rispetto delle regole, il caso di Equitalia è esemplare: molte imprese sono letteralmente strangolate da metodi di riscossione discutibili e da sanzioni che rasentano l'usura, ma la colpa non è di Equitalia, bensì è del legislatore  che ha concepito quelle regole (Tremonti è stato l'architetto di questa impalcatura mostruosa), Equitalia non fa altro che applicare la legge.

Colpire gli evasori è una priorità ed è anche un'ovvietà  ribadirlo, ma servono strumenti agili che permettano allo Stato di continuare a riscuotere i tributi, se infatti le azioni coattive dello Stato diventano inutili perchè il credito diventa inesigibile il risultato può essere disastroso. Vi sono una miriade di piccoli artigiani che evadono sistematicamente il fisco e non subiscono controlli perché gli importi evasi sono "apparentemente" modesti, ma non emettere solo tre fatture al giorno da 30 euro significa evadere 90 euro in una sola giornata. La cifra diventa mostruosa quando questo "piccolo importo" viene moltiplicato per un numero consistente di contribuenti "infedeli", è qui che si annida l'evasione più insidiosa e pericolosa perchè viene sottovalutata in quanto ritenuta non meritevole di attenzione.

Questo è il motivo per cui è prioritario il controllo del territorio così come avviene in Germania o negli Stati Uniti, il recente blitz degli ispettori del fisco a Cortina (31.12.2011 per chi legge) ha dimostrato nei fatti che gli evasori esistono, nonostante molti "soliti noti" abbiano parlato a torto di "Stato di polizia", ma il legittimo bisogno di controllo da parte dello Stato non c'entra niente con la possibilità di fare impresa. Così come non esiste l'imprenditore antropologicamente evasore esistono imprenditori che fanno di tutto per non pagare le tasse, poi (è una realtà molto diffusa) ci sono molti dipendenti che non è vero che non evadono. La piaga del secondo lavoro esiste tra molte categorie che non rientrano tra i sospettati. Forse sarebbe bene che lo Stato ribaltasse l'ordine delle cose da fare e dedicasse del tempo anche a queste categorie che apparentemente evadono poco, quando però il poco è perseguito da tanti finisce coll'assumere proporzioni gigantesche.


 

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Published by Passieno - in Società
3 gennaio 2012 2 03 /01 /gennaio /2012 07:47

Una nota azienda italiana che produce calze ha deciso da tempo di spostare la produzione in Romania, tale decisione è stata presa esclusivamente per ragioni di ordine economico in quanto gli operai rumeni sono pagati pochissimo.

Continunuando di questo passo molti imprendintori italiani stanno portando a termine il processo di cinesizzazione della loro impresa che dovrebbe garantire loro il massimo profitto, ma purtroppo (per loro) quando ritornano in Italia a vendere i loro prodotti trovano un paese depresso dove disoccupati e cassa integrati non possono più acquistare.

Questi imprenditori italiani che pensano di essere dei geni dell'economia, mal consigliati da pianificatori privi di scrupoli hanno preso dalla comunità che ha permesso loro di prosperare e fare profitti e pretendono di ritornare in Italia come se niente fosse.

Il mercato però si rivolta e non fa sconti a nessuno e anche loro si dovranno prendere la loro buona quota di crisi perché non possono vendere i loro beni nei paesi in cui li producono nè nel paese d'origine che hanno contribuito a fare diventare povero.

Che lungimiranza e che straordinaria capacità di fare impresa dimostrano costoro domenticando la lezione di un tycon dell'economia come Henry Ford il quale sosteneva che i primi che dovevano acquistare le autovetture prodotte nei suoi stabilimenti erano proprio gli operai che le avevano fabbricate.

Ma Ford era Ford e di economia ed impresa ne capiva!!

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Published by Passieno - in Società
2 gennaio 2012 1 02 /01 /gennaio /2012 19:10

Ancora una volta bisogna assistere ai discorsi istituzionali che dovrebbero dare coraggio ai cittadini, ma purtroppo l'amarezza serpeggia tra i più che non ascoltano neanche più queste ritualità oramai lontane anni luce dalle reali condizioni di vita che esistono in buona parte del nostro Bel Paese.

L'anno 2012 si apre con la stangata della benzina, alcune Regioni hanno preso la palla al balzo per aumentare l'addizionale di ben 5 centesimi gravando ulteriormente sulle tasche dei cittadini, mentre dall'altra parte la disoccupazione aumenta e si rafforzano le caste degli ultraprotetti da tutto e da tutti.

Un paese dove non si fanno figli perché i giovani non hanno un lavoro (spesso neanche precario) è destinato a soccombere, l'Italia è ormai un paese di vecchi e prostatico dove l'unica cosa che per molti conta è la pensione. Ogni classe politica esiste perchè trae legittimità dal consenso popolare e in Italia, molti hanno la responsabilità di aver taciuto e condiviso su tutto.

La speranza è che passi una generazione che ha solo preso e poco ha dato, sarà un fatto naturale sicuramente lungo prima che arrivi alla fase finale, ma non c'è alcuna possibilità viste le resistenze al cambiamento di tutte le "corporazioni" e di tutte le caste, non solo quelle politiche.

Mala tempora currunt ma passerà. Buon anno ma non lo sarà per tutti!!

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Published by Passieno - in Società
6 ottobre 2011 4 06 /10 /ottobre /2011 16:51

In occasione del bicentenario della nascita di Leone XIII, papa Benedetto XIV ha ricordato l'enciclica Rerum Novarum, un documento importantissimo non solo dal punto di vista storico ma anche e soprattutto per l'attenzione verso la questione sociale che ieri come oggi non poteva essere elusa da una Chiesa attenta alle tematiche del lavoro; quel documento se da una parte invitava gli operai a mettere da parte ogni forma di invidia sociale ammoniva i padroni ad avere un atteggiamento più mite nei confronti dei dipendenti.

Senza dubbio Leone XIII avvertì la necessità di inserirsi nel dibattito della questione sociale vedendo il socialismo come un pericolo per la Chiesa stessa e definendolo un falso rimedio per gli operai e nocivo per la società.

Non si poteva pretendere di più, Leone XIII richiamandosi all' oracolo divino "Sia maledetta la terra nel tuo lavoro; mangerai di essa in fatica, tutti i giorni della tua vita" giustificava la necessità del dolore come la conseguenza del peccato originale.

Tuttavia Leone XIII, pur nei limiti imposti dal periodo storico in cui la Chiesa viveva, osservava che " nè il capitale può stare senza lavoro, nè il lavoro senza capitale" e auspicava la concordia tra le parti sociali invitando da una parte gli operai a non ammutinarsi e i padroni a rispettare la dignità umana, una posizione paternalista che cercava di salvare capre e cavoli e che rappresenta, ancora oggi, il vizio di un certo sindacalismo che non vuole mai prendere posizione.

Che il mercato del lavoro anche nelle relazioni sindacali abbia bisogno di nuovi strumenti è innegabile come non si può eludere il problema dell'assenteismo che colpisce la produttività non solo delle imprese private ma anche e soprattutto del settore pubblico, ma questa legittima aspirazione non può colpire la dignità stessa dei lavoratori tramutandosi in un boomerang dalle conseguenze inimaginabili per le aziende stesse.

 

Invocare la serbizzazione o rumenizzazione delle aziende riducendo o eliminando le pause, aumentando la flessibilità anche laddove non è necessario arrivando persino a proporre la mensa alla fine del turno, non fa che provocare l'insoddisfazione dei dpendenti che lavoreranno solo per lo stipendio e che troveranno tutti gli spazi possibili per lavorare di meno.

Oltre a questa ragione di fondo, già di per se convincente, c'è da considerare che la produttività del lavoro scende con il passare delle ore e che diventa necessario fare delle pause che permettono di riprendere la capacità di attenzione necessaria all'esecuzione del lavoro.

Operai stanchi, distratti e demotivati significa qualità del prodotto peggiore, maggiori rischi di infortuni sul lavoro e costi per la collettività oltre che per il cliente finale, ritornare al periodo delle Alfasud non giova prima di tutto alla FIAT.

 

La FIAT ha avuto eccellenti capitani come Vittorio Valletta o come Vittorio Ghidella ( il padre della Uno) e Cesare Romiti, abilissimo a muoversi non solo nelle aziende ma anche nelle relazioni sindacali ha recentemente affermato che "il sindacato lo puoi battere ma non dividere"  e che "sbagliato rinunciare a parlarsi o cercare accordi separati".

 

Questo pensa Cesare Romiti, Marchionne al contrario preferisce lo scontro e ha deciso di non mandare rappresentanti alla riunione fissata alla Direzione provinciale del lavoro di Potenza per tentare di risolvere la controversia nata subito dopo il licenziamento dei tre operai dello stabilimento di Melfi.

 

 

In questo caso sorge una riflessione: le aziende quando selezionano i dipendenti e Marchionne è un dipendente seppur di lusso, dovrebbero valutare non quanto un amministratore delegato può fare risparmiare con i tagli ma quanto quella azienda accrescerà guadagni e simpatia presso il consumatore finale.....quello che conta alla fine è il cliente che compra e molti dopo quello che sta succedendo hanno deciso di non comprare auto Fiat....è questa la strategia migliore per fare il bene dell'azienda?  Ricordarsi di Leone XIII che non era un pericoloso rappresentante sindacale della FIOM.

 

Meglio un aministratore delegato filosofo che un emulatore di Pirro.............

 

....e meglio la giapponesizzazione che la serbizzazione delle aziende!!!!!!!!!!!!!!

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Published by Caiomario - in Società
6 ottobre 2011 4 06 /10 /ottobre /2011 16:47

 

 

 

Si parla di Europa spesso a sproposito, per chi in Europa c'è stato si rende conto di quanto il nostro paese sia lontano dagli standard qualitativi di paesi che a prescindere dai governi che li amministrano, hanno da tempo imboccato la strada della modernizzazione in direzione del cittadino.

 


Per quanto riguarda la comunicazione c'è un dato che è impressionante. solo a Berlino ci sono oltre 5000 hotspot wi-fi, il numero delle postazioni in tutta Italia non supera quello della città tedesca.

In termini semplici mentre noi siamo costretti a sottoscrivere abbonamenti internet costosissimi, in molte zone d'Europa basta semplicemente avere un computer predisposto alla connessione wi-fi.

Parafrasando un noto film, l'Italia non è un paese per giovani e oltre ad avere un'arretratezza per quanto riguarda le strutture ormai essenziali per un paese moderno, assistiamo al perpetuarsi di vizi che appartenevano alle vecchie generazioni.

L'Italia è diventato il paese delle clientele mentali dove ormai ognuno cerca di salvare se stesso,  la generazione precedente ha inculcato nei giovani l'idea che ci deve esssere sempre un Picone a cui rivolgersi per risolvere piccoli e grandi problemi.

Berlusconi ha vinto perchè ha promesso di liberare l'Italia dalle catene dello statalismo e della burocrazia, oggi ci ritroviamo un' Italia in mano alle cricche e ai malloppieri con pletore di persone che premono per entrare nello Stato per avere il posto fisso...l'Europa è lontana.

Lo scontro generazionale in atto ha degli aspetti che sono sempre più inquietanti :  i giovani vorrebbero avere quello che hanno avuto i vecchi ma gli sono rimaste solo le briciole..hanno preso tutto...

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Published by condividendoidee - in Società
27 luglio 2011 3 27 /07 /luglio /2011 07:37

Il personale dipendente della Pubblica Amministrazione non può svolgere un secondo lavoro né altre attività, ma ci sono delle deroghe...

Il rapporto di pubblico impiego è caratterizzato dal dovere di esclusività, fatte salve le deroghe di legge quali, ad esempio, l'esercizio della libera professione.

Il medico può essere dipendente di una ASL e nel contempo svolgere la libera professione; l'insegnante ad esempio non può effettuare delle ripetizioni, ma può collaborare con una rivista didattica in qualità d'autore.

Vi sono pertanto attività extraistituzionali assolutamente incompatibili con il ruolo di pubblico dipendente.

Il dipendente pubblico non può essere titolare di altro impiego, sia pubblico che privato, non può assumere cariche gestionali in società aventi fini di lucro e non può esercitare attività industriale, commerciale e professionale.

L'espletamento di tali attività non può essere oggetto di alcuna autorizzazione, in quanto il loro esercizio configura una situazione di incompatibilità oggettiva che legittima addirittura la risoluzione del rapporto di lavoro, ai sensi dell'art. 60 e ss del D.P.R. n.3/1957 e s.m.i. confermato dall'art. 53 del D. Lgs 165/2001 recante le "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche".

In detto articolo viene specificato che tale norma non trova applicazione nel caso in cui i compensi derivino:

  • "dalla collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili";

-" dalla utilizzazione economica da parte dell'autore o inventore di opere del'ingegno e di invenzioni industriali";

- "dalla partecipazione a convegni e seminari";

- "da incarichi per i quali è corrisposto solo il rimborso delle spese documentate";

- "da incarichi per lo svolgimento dei quali il dipendente è posto in posizione di aspettativa, di comando o di fuori ruolo";

- "da incarichi conferiti dalle organizzazioni sindacali a dipendenti presso le stesse distaccati o in aspettativa non retribuita".

Dall'inserto riportato viene chiaramente esplicitato che il pubblico dipendente può scrivere, ad esempio, un libro, può collaborare con un giornale o una casa editrice, ma non può, in qualità di dipendente, far parte della redazione di un giornale.

Raccolta oliveyoung businessman reads the book on a white background

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