Dal rapporto dell'Istat emerge una fotografia di un Italia che ha difficoltà ad arrivare a fine mese, ma c'è anche un'Italia che  non arriva al  primo giorno del mese perché non ha niente: non ha stipendio, non ha pensione nè indennità, non ha  assolutamente niente.E questo pezzo di Italia quand'anche ha a disposizione un misero stipendio non riesce -a detta dell'Istat- a spendere piu' di 1.011 euro (il rapporto fa riferimento ad un nucleo familiare composto da due persone). Questa pletora di paria è composta da 8,1 milioni di persone ed è rappresentativa dell'11,1% delle famiglie che risiedono in Italia.

Sono 3,4 milioni le persone  (5,2 famiglie su 100) che vivono in condizioni di grave indigenza grave e quello che è più grave è che la situazione non è sostanzialmente cambiata rispetto al 2010 anzi è peggiorata perchè è aumentato il numero di coloro che sono rimasti senza lavoro. A pagare il prezzo della crisi è la classe operaia mentre chi ha avuto un miglioramento sono i dipendenti pubblici e i dirigenti (privati e pubblici).

La situazione peggiore è quella presente nel Sud del Paese: vive nella povertà il 23,3 per cento delle famiglie. In Italia -in base ai dati dell'Istituto Nazionale delle Statistiche - vi sono 8 milioni e 173 mila ossia il 13,6 per cento dell'intera popolazione di "quasi" poveri, mentre i poveri assoluti sono 1 milione e 297 mila pari al 5,2 per cento delle famiglie italiane. 

A pagare il prezzo più alto sono gli operai delle industrie private, mentre non vengono sfiorati dalla crisi gli operai delle aziende pubbliche che -come è noto- non possono essere messi in cassa integrazione. Il 15,4% delle famiglie di operai delle aziende private è relativamente povero, mentre il 7,5% è assolutamente povero.

Ma coloro i quali non hanno speranza sono quelle famiglie di operai che non rientreranno mai al lavoro, si tratta di quei lavoratori ultracinquantenni che sono stati messi in mobilità e che sono stati licenziati. Sempre in base ai dati Istat a stare peggio sono coloro i quali sono in mobilità e hanno un livello di scolarizzazione e di professionalità bassi.

Peggiora la situazione dei nuclei familiari formati da padre, madre e un figlio, mentre l'indigenza cresce nelle famiglie in cui sono presenti due o più persone anziane. Dai dati Istat le famiglie più povere si concentrano al Sud, le regioni più povere sono (ufficialmente) Sicilia e Calabria.

Il dato più allarmante è che quasi il 7,6 per cento delle famiglie italiane sarebbe a richio povertà, sono quelli che rischiano di cadere nell'indigenza perché non sono in grado di affrontare una spesa imprevista di 700 euro.

 

Non ci sono dati che riguardano il fenomeno del lavoro nero, i falsi poveri, coloro i quali percepiscono indennità varie pur non avendone titolo e che rientrano ufficialmente tra i  poveri.