Storia del bidet all'attenzione dei ricchi di spirito
ossia come apprendere tra il serio e il faceto a quale livello è giunta la cultura materiale dell'uomo attraverso l' igiene delle parti intime.
È una bella disputa sapere se il bidet sia stato inventato dagli italiani o dai francesi, perchè per quanto riguarda gli italiani, la presunta paternità della scoperta è attestata da diversi documenti che parlano di bidetto, riferendosi aun cavallo piccolo da campagna ma si hanno notizie scarne e frammentarie circa l'uso di vaschette (adibite per l'igiene) che dovevano essere usate mettendosi a cavalcioni come se si montasse un cavallo.
Non è una questione da poco perchè a quanto pare i francesi possono attestare non solo documenti ufficiali ma anche vantare nobilissime origini per ciò che concerne l'invenzione del bidet.
Vogliono le malelingue sostenere che i francesi sono poco avvezzi all'abluzione per fini igienici e che presso la corte di Luigi XIV il lezzo emanato dai nobili corpi, fosse occultato ricoprendo di persistenti fragranze le parti che più dovrebbero essere soggette a frequenti e abbondanti aspersioni.
Ma anche questo è un altro di quei luoghi comuni e leggende metropolitane difficili da sdradicare e dunque, dato che le disquisizioni dotte sembrano inadeguate, non rimane che partire dal basso nella speranza che ciò sia di sprone per capire come la storia delle idee passi attraverso quello che riteniamo a torto di residua importanza.
Madame de Prie
Racconta l'autore che:
Dopo essere stato ministro degli Esteri, Renè-Louis de Voyer, marquisd'Argenson nel 1747 si era ritirato dalla vita politica per dedicarsi alle suericerche storiche e di diritto pubblico; membro del "Club de l'Entresol"
un'accademia culturale, godeva della stima di Voltaire, che aveva studiato conlui, da ragazzo, in un collegio di gesuiti. Nei dieci anni trascorsi nell'ozio, ilmarchese d'Argenson si dedicò anche ai suoi ricordi e raccolse una serie di
ritratti di caratteri e di anedotti inediti. Madame de Prie lo affascenava, eppuretemeva che la sua galanteria lo coinvolgesse in un infido giodco di futili amori.
Essa lo riceveva generalmente da solo, senza testimoni, e non gli aveva mai
negato l'accesso ai suoi appartamenti intimi. D'Argenson scriveva che con Ma-
dame si sentiva come il casto Giuseppe con la libidinosa Putifarre.
Ed ecco che una mattina il marchese d'Argenson entrò nel gabinetto di toeletta
della nobildonna e la sorprese seduta sul suo''' bidet'''. Egli si voleva ritirareimmediatamente ma Madame lo invitò a rimanere. "Permettete Madame", disse
il marchese, "che io possa inaugurare questa vostra pulizia". Ed effettivamente
d'Argenson , preso da subitaneo trasporto, abbracciò le natiche di Madame dePrie. Ma fu un attimo, perchè la padrona di casa attendeva altre visite e ilmarchese non voleva essere compromesso: in quel periodo amavasinceramente.......................
Ebbene questa annotazione, datata 1726, è il primo documento che conosciamo
sull'esistenza del bidet.
( pag. 8 e 9 )
Si tratta quindi non solo del primo documento ufficiale in cui si parla del bidet ,ma anche di un'opera di artigianato di pregevole fattura come attestato nei registri contabili che sono stati rinvenuti e che appartenevano ad abili artigiani ebanisti.
Come erano fatti questi primi bidet? Erano delle vaschette di forma ovale,come ben descrive l'autore,installate su:
un supporto di legno con quattro piedi in modo che fossero ad un'altezzaadatta al lavaggio delle parti intime del corpo.
( pag. 9 ).
Ogni vaschetta era intarsiata (ecco perchè era necessario il lavoro dell'ebanista) ed era un lavoro che veniva affidato solo ai migliori laboratori artigiani essendo delle vere e proprie opere d'arte, raffinate per dei destinatari dai gusti altrettanto ricercati.
Ed è interessante notare, ci dice l'autore, come questi articoli non solo fossero destinati a un pubblico di aristocratici particolarmente raffinati ma come i possessori del divin cavallino fossero tutti collegati tra loro.
Tra questi personaggi vi era l'affascinante Pompadour, che addirittura possedeva
due bidet:
uno aveva la vaschetta di stagno con schienale impiallicciato in legno di rosa
con intarsi floreali ( pag.9) montato su un supporto che aveva degli intarsi floreali. L'altro bidet era particolarmente raffinato: era di porcellana, montato su un supporto di noce con coperchio e schienale di marocchino rosso.
Una storia quella del sanitario ormai diffuso in quasi la totalita delle abitazioni italiane che ha visto come protagonisti oltre al bidet ,anche personaggi celebri come per esempio Giacomo Casanova, che ce ne fornisce una precisa descrizione nelle sue memorie dove troviamo la rievocazione di uno dei tanti incontri amorosi con una giovane amante alla quale donò un bidet addirittura d'argento.
Particolarmente interessante è il secondo capitolo intitolato Paura dell'acquache si apre con una citazione di un personaggio insospettabile, Luigi Pirandello,
ovviamente non la riporto perchè toglierei il gusto della lettura, mi limito solo a dire che Spadanuda, riporta un'annotazione scritta a matita dal premio Nobel:
Pulizia oh!, Non più di quanto basta con un pò d'acqua in un bugliolo di latta
di quelli col manico di ferro che ti permette di portarne due alla volta, uno per
mano, questo per la mano e la faccia, questo per il c**o e per i c*******i.........
( pag.20 )
L'annotazione, ricorda Luciano Spadanuda, è stata pubblicata nel 1960 in un opera intitolata Foglietti inediti ed è stata ritrovata nelle carti personali del grande scrittore ed è una testimonianza di quale fosse la sensibilità dell'epoca riguardo
all'igiene: una sensibilità minimalista che riduceva la pulizia al minimo indispensabile ma che già sul finire del XIX secolo, incomincia ad essere considerata importante per la salute e questo trova uno dei più tenaci sostenitori nel Professor Paolo Mentegazza che raccomandava di:
portare l'acqua in quelle recondite regioni anche in quei giorni
( vedi a questo proposito l'intero secondo capitolo).
Perchè contenuto ideologico?
Qui il discorso si fa più serio, finiti gli eventuali sorrisi sulle curiosità raccontate, c'è un fatto importante e una domanda che merita una risposta:
come mai gli antichi romani avevano in molte case anche popolari, l'acqua corrente e i servizi igienici e invece, nei migliori dei casi 2000 anni dopo, un 'illustre professore, medico e igienista raccomandava di lavarsi utilizzando tutto al più una tinozza con dell'acqua presa nel pozzo?
'La risposta è purtroppo, bisogna dirlo, nella concezione del corpo che si era sviluppata con l'ideologizzazione del Cristianesimo che aveva diffamato l'antica
civiltà del bagno l'odore di santità copriva altri odori meno santi e il lezzo,non bisogna scandalizzarsi di questo e non c'entra niente con la fede questo odiare il corpo e la pulizia.
Scrive Spadanuda:
Santa Caterina da Siena beveva acqua sudicia,evitava di lavarsi e praticava la ri-
tenzione delle feci e dell'urina come forma di penitenza ( pag.21 )
E poi prosegue con tanti altri santi esempi, questo per dimostrare a cosaportasse, nella sensibilità dell'epoca, la svalutazione del corpo ritenuto
strumento del demonio.
Sappiamo oggi che questo non c'entra niente con il credere in Dio, ma per secoli si è ritenuto così perchè mortificando il corpo si esaltava la pudicizia (vedi p.22) in quanto per gli antichi i bagni pubblici e le terme ( lo raccontano Ovidio e Marziale) erano luoghi in cui si incontravano le prostitute che proprio lì andavano per adescarei i clienti ( e lo stesso facevano in tutte le manifestazioni pubbliche in cui si poteva incontrare gente).
San Girolamo, ad esempio, prescriveva il divieto assoluto di fare il bagno alle giovinette perchè qualcuno poteva vedere il loro corpo e se era proprio necessario farlo, questa operazione doveva avvenire nel buio più assoluto e con le persiane ermeticamente chiuse.
Questa avversione per l'acqua era anche dovuta a cattive interpretazioni mediche: i medici del '500 per esempio ritenevano che sifilide, colera e peste si diffondessero particolarmente con i vapori dell'acqua calda e che quindi era meglio non lavarsi a differenza dei greci che come ci raccconta Omero, erano soliti fare dei bagni integrali a casa e nei luoghi più impensati.
IL BIDET PIU' CITATO DA LETTERATI E STUDIOSI
E' quello della marchesa di Chatelet perchè l'episodio del cameriere che con una brocca versa dell'acqua nel bidet, non è servito per chissà quali pruriginosi allusioni ma per dimostrare la lontananza che c'era tra le classi sociali al punto che un cameriere o una cameriera erano ritenuti solo degli strumenti nei confronti dei quali non si provava alcun sentimento al punto che ogni vergogna era bandita.
Nel libro troviamo citati storici del calibro di Hans Peter Duerr, Norberto Elias, Georges Vigarello che si sono serviti di questo famoso episodio proprio per le ragioni che ho su menzionato.
Un ' industria fiorente
Dopo aver esaminato storicamente la nascita e l'evoluzione del bidet, delle ragioni che ne hanno impedito lo sviluppo e il diffondersi, l'autore esamina un altro aspetto importantissimo: quello industriale e mette in risalto come già a partire dalla fine della seconda guerra mondiale ,centinaia di bidet vennero esportati verso gli Stati Uniti, segno di una domanda che era solo all'inizio.
Oggi i più importanti architetti, arredatori, disegnatori a livello mondialesono impegnati nella produzione di un articolo sempre più diversificato, che esteticamente presenta forme differenti, fatto di materiali anche pregiati , con miscelatori all'avanguardia dal punto di vista tecnologico, veri e propri pezzi d'arredamento che possono fare del bagno una stanza in cui è piacevole stare e non fugacemente passare per espletare le proprie funzioni vitali.
Considerazione finale
134 pagine si leggono velocemente ma il merito dell'autore è di aver trattato un tema con un taglio da storico, del resto cosa fanno gli archeologi quando trovano un reperto? Ricostruiscono la storia materiale di un popolo e dalla storia di un manufatto si può ricostruire un'intera civiltà.
Ricchissimi sono, inoltre gli esempi ,di celebri disegnatori e pittori che hanno ritratto questo momento di cura del corpo, nel libro vengono riportati diverse immagini di disegni, incisioni e dipinti tra cui il celebre quadro intitolato La toilette intime di Francois Boucher del 1741.
Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/12503422@N07/4219329433