1- La metafisica è concepibile come scienza? |
2 - Si può dare una definizione ferma della morale sottraendosi alla variabilità delle determinazioni che sono state date e che vengono date? |
3 - Come è possibile avere una conoscenza delle scienze della natura? |
4 - Qual'è il valore del sapere umano? |
Per quanto riguarda il punto 1 è bene chiarire a che cosa Kant si riferisca quando parla di metafisica,: in un primo momento egli, con questo termine, si riferisce sia alla concezione della realtà soprasensibile sia alla teologia razionale quale dottrina razionale teorizzata dal filosofo Christian Wolf. Wolf di formazione illuminista e luterana elaborò una dottrina filosofica che trattava l'anima (psicologia razionale), il mondo (cosmologia razionale) e Dio (teologia razionale). Nel periodo in cui Kant incominciò la sua riflessione filosofica la metafisica intesa non solo come dottrina del soprasensibile ma anche come filosofia teoretica avente per oggetto tutta la realtà (compreso Dio) era terreno di scontro non solo in ambito filosofico ma anche teologico. Bisogna tenere presente poi che la distinzione tra teologia e filosofia al tempo di Kant non era così netta come lo è oggi e le problematiche dell'una si intersecavano con quelle dell'altra. In un secondo momento Kant quando parla di metafisica si riferisce alla metafisica dei costumi intendendo con tale espressione la morale (nel 1785 viene pubblicata l'opera Fondazione della metafisica dei costumi). Kant essendo consapevole del fatto che la metafisica era un terreno di scontro senza fine, era altrettanto consapevole del fatto che l'uomo aveva bisogno della metafisica e utilizzando il linguaggio comune si direbbe oggi che l'uomo ha continuamente bisogno di spiritualità. Kant quindi non voleva combattere quello che riteneva un legittimo bisogno dell'uomo ma la sua deriva ossia il momento in cui quella che era un'esigenza si trasformava in una concezione pervasiva di ogni ambito conoscitivo umano. Questa deriva poi andava a coinvolgere la morale generando dubbi e insicurezza.
Per quanto concerne il punto 2, Kant come abbiamo visto nelle righe precedenti, voleva svincolare la morale dalle dispute metafisiche per pervenire ad una definizione che sottraesse l'uomo da tutte le incertezze legate alle norme di condotta e più in generale al dovere.
Per quanto riguarda il punto 3 si consideri che Kant proveniva da una formazione scientifica, alla filosofia pervenne relativamente tardi; nel periodo che va dal 1746 al 1755 (periodo precritico), i suoi studi erano rivolti alla fisica, alla matematica e all'astronomia, nel 1755 venne pubblicata l'opera intitolata Storia universale della natura e teoria dei cieli dove Kant espose la nota teoria della nebulosa primitiva da cui si sarebbero formati i mondi. Kant quindi si forma in un ambiente scientifico e razionale in un periodo in cui le scienze della natura fanno dei progressi straordinari, tuttavia a questo progresso, si opponeva sul versante filosofico, l'empirismo che relegava tutta l'attività conoscitiva dell'uomo al mondo del sensibile. Kant si chiedeva se oltre a dare una spiegazione meccanica della realtà, fosse legittimo chiedersi se esistesse un finalismo nella natura. Una questione non da poco che, i detrattori di Kant hanno visto come un modo per reintrodurre quella visione metafisica della realtà che lui stesso criticava.
Il punto 4 riguarda il valore del sapere umano, per Kant non era possibile dare delle risposte a tutte le altre problematiche su evidenziate, se non si fosse esaminato prima il valore del sapere e se non si fosse fornita una giustificazione delle sue possibilità. Il progetto ambizioso di definire le possibilità ei limiti del sapere umano verranno affrontati da Kant nella Critica della ragion pura speculativa, un'opera meditata frutto di 11 anni di riflessioni e che, per la sua complessità, è lo specchio della personalità sistematica del filosofo di Koenigsberg.